domenica 10 febbraio 2013

Moonrise Kingdom


Il cuore di un adulto e il coraggio di un adolescente, 
la fuga dei ragazzi.

Riflessioni su MOONRISE KINGDOM (link al film)


Moonrise Kingdom , esplora la depressione degli adulti e le passioni dei ragazzi.
Wes Anderson riprende molti degli strumenti registici che negli ultimi anni sono stati siglati con il suo nome, e si lascia andare ad una composizione per immagini precisa e coerente, panoramiche a schiaffo, totali simmetrici, carrelli descrittivi.

Le figure intorno ai protagonisti (soprattutto gli adulti) trasmettono la sensazione di essere positive o per lo meno di seguire un percorso positivo; riusciranno nonostante siano degli abbandonati, repressi, depressi  iracondi ecc… a compiere qualcosa di buono per gli altri.
Solitamente i protagonisti di una storia sono i personaggi che affrontano una maggiore trasformazione (positiva o negativa), in questa storia è curioso notare che i ragazzini dall’inizio alla fine hanno rincorso il loro obiettivo affrontando un cambiamento e una trasformazione minori rispetto al cambiamento sopportato dagli adulti principali implicati nella narrazione. Sam e Suzy vogliono stare insieme per fuggire dall’ incomprensione degli ambienti che gli ospitano e che gli hanno cresciuti, durante l’alternarsi degli eventi impareranno a fidarsi degli adulti, il che è un gran cambiamento, ma il loro scopo, il loro modo d’essere e di guardarsi, rimane invariato e solido come anima di cemento del film; i punti di riferimento “adulti” del film?
Captain Sharp deciderà di seguire la sua innata empatia per Sam adottandolo.
Walt e Laura Bishop (genitori di Suzy) saranno costretti ad affrontare i loro problemi coniugali e personali e alla fine aiuteranno il poliziotto ad adottare Sam grazie ad una repentina e fulminea consulenza legale.
Lo Scout Master Ward ha imparato che molto di quello che non si può capire dalla scheda di un ragazzo forse è scopribile parlando con lui.
Dovremmo concludere che in questa pellicola come al solito i grandi devono crescere più dei piccoli per stare bene? Si dovremmo!

I ragazzi; le loro battute e le loro azioni ci spingono a capire che quando sei a conoscenza di cosa ti fa stare bene allora hai poco margine di crescita, devi solo lottare. Sam e Suzy sono chiari, sinceri e molto più consapevoli di gran parte degli adulti, su cosa debbano raggiungere per stare bene; così come il resto dei giovani scout quando sarà il momento di prendere coscienza e di capire che lavorare per la felicità di un compagno è un azione importante e onorevole, non avrà più dubbi su quale sia il loro compito (aiutare Sam e Suzy nella fuga).
Sono gli adulti che come sempre s’invischiano in dubbi e controproducenti atteggiamenti nei confronti della vita, non sanno cosa desiderare per stare bene; si sentono soli ma non fanno niente per avvicinarsi agli altri, sentono lontano il partner di una vita ma non ne parlano, incolpano i figli del fatto di non sapersi relazionare.
Il capo scout alla domanda “che lavoro fa nella vita?” risponde “il professore di matematica!”
pausa, ripensamento, aggiusta la risposta “no il mio lavoro è fare il capo della compagnia 55, poi sono un professore di matematica”, questa battuta è quanto meno efficace, non tanto perché denota i capi scout come dei nerd senza una vita privata, ma perché ci offre uno degli spunti di riflessione del film:
che tipo di risposta necessita da un adulto la domanda “cosa fai nella vita?”,
quella data con raziocinio o quella data con l’istinto?
Credo che la differenza sia dovuta anche a chi pone la domanda e quanta sincerità sia realmente richiesta nella risposta, nel nostro caso la domanda la fa un ragazzo, e quindi la risposta non può essere complicata, non può essere fintamente razionale e adulta, dev’essere quella che al ragazzo arriverà più forte e dev’essere quella più onesta per il nostro capo scout. Siamo abituati da adulti a dare le risposte più corrette per non affrontare quelle più sincere e soprattutto siamo abituati a non rivolgerci mai le domande giuste.

Sam e Suzy, rispecchiano tanti sogni che iniziano con la preadolescenza e finiscono con la maturità, anche se la particolarità della pellicola è dar vita a due personalità indubbiamente precoci. Un ragazzino alle medie forse può solo immaginare di voler scappare con una ragazza, nella realtà cerca conforto nei gruppi di coetanei più vicini a lui ovvero altri ragazzini! Lo stesso vale per Suzy e le ragazzine. Ma nel film è diverso. A volte si sceglie di raccontare favole, e in questo caso la favola parla di due ragazzini che hanno il cuore di un adulto e il coraggio di un adolescente e quindi si lanciano nella fuga. La cosa davvero speciale è che nella pellicola il regista sceglie di edificare queste particolari personalità su due ragazzini che altro non sembrano se non dei veri ragazzini (perché lo sono entrambi, gli attori avevano 12 anni), permettendoci di empatizzare con loro, sentendoci a metà strada tra il mondo degli adulti e quello dei bimbi. Il realismo non deve esistere in una narrazione di questo tipo, semplicemente non sarebbe uno strumento adatto a raggiungere lo scopo del film.

Due battute potrebbero racchiudere senza altre spiegazioni i sentimenti del film.
Suzy si arrabbia con Sam quando mostrandogli il libro rubato ai suoi genitori dal titolo “Coping with a Troubled Child” (affrontare un bambino problematico) scatena in lui una stupida risata, lei scappa in tenda in lacrime come se la loro magia fosse per un attimo scomparsa, ma pochi istanti dopo Sam aprirà quella cerniera dichiarando “Io sono dalla tua parte”,
Cosa significa “sono dalla tua parte”?
quando quello che proviamo può essere racchiuso in questa frase?
Per Sam e Suzy vuol dire credere che l’uno per l’altra non saranno mai sostituibili. Vedere i difetti le follie o le stranezze di chi hai davanti e condividerle per assimilarle nel tuo modo di vivere.
Se non è maturità emotiva questa!
La seconda battuta da ricordare, è inserita nel dialogo di Sam e Suzy sullo scoglio dal quale si vede tutta la spiaggia del loro accampamento segreto.
Il momento, che segue il regalo degli orecchini scarabeo da parte di Sam a Suzy, è reso ancora più forte dall’utilizzo dei primissimi piani dei ragazzini, per niente scontato per Anderson che ha fatto dei totali una filosofia di vita. Suzy e Sam stanno parlando delle loro situazioni di vita, Suzy afferma che avrebbe voluto essere orfana come lui, meglio non avere dei genitori che averli e non essere capiti. Sam dopo averla ascoltata, con gentilezza la fissa dicendole : “ Ti amo, ma non sai di cosa stai parlando”, questa è una di quelle frasi che vorremmo dire e sentirci dire nello stesso momento. Non esiste il momento in cui capiremo davvero tutte le sfumature della persona che amiamo, ma esiste il momento in cui permettiamo alla persona che abbiamo davanti di capire che l’amiamo e che sappiamo di essere amati. In quel momento possiamo dire ed ascoltare cose senza senso, esagerate o semplicemente superficiali ma saremo consapevoli di “essere dalla stessa parte”.

Per concludere, ho la sensazione che questo film mostri quanto i personaggi più giovani se costruiti bene e con passione, possano parlare direttamente con i sottotesti senza risultare patetici. Davvero ammirevole ed emozionante.

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